fagiolo di lamon

Dal Corriere delle Alpi

Ecco la notizia pubblicata sul Corriere delle Alpi riguardante il contributo erogato dalla Regione per l'acquisto delle serre

LAMON. C'è un solo modo per proteggere i semi del fagiolo Igp dalle virosi e dall'inquinamento ambientale che non risparmia nemmeno l'altopiano lamonese: è la produzione del seme in serra. E c'è un solo modo per garantire incubatoi sicuri, fatti a regola d'arte secondo le indicazioni dei tecnici agronomi più accreditati: la realizzazione di due serre di quattrocento metri quadri ciascuna, la cui individuazione dei siti sarebbe già stata prospettata dal Consorzio di tutela che farebbe una scelta di campo, tenendo conto sia del contesto ambientale più fecondo e meno contaminato che della valorizzazione delle frazioni lamonesi.

Le due grandi "screen houses" potrebbero sorgere infatti l'una ad Arina, l'altra a San Donato lamonese. Si è a un passo dall'operatività, dunque. Il grosso dei fondi c'è, ed è il contributo di trentamila euro destinato allo scopo dalla Regione. Ci sono cinquemila euro che arrivano dalla Comunità montana feltrina. Ma il preventivo di spesa supera la disponibilità finanziaria. Cosa che impone al Consorzio di accendere un mutuo per coprire completamente i costi.

Un impegno non da poco per il sodalizio, spiega la presidente Tiziana Penco che ha già avuto contatti con la Cassa rurale Valsugana e Tesino per ottenere un prestito. Ma questa diventa anche l'occasione, a fronte degli interessi manifestati sul fagiolo di Lamon da parte di istituti di ricerca accreditati a livello nazionale, di mettere nero su bianco una condizione. «È vero che il contributo regionale è finalizzato alla tutela del fagiolo», spiega la presidente Penco, «è vero che il fondo è gestito non direttamente dal Consorzio ma, a livello di procedura, è affidato a Veneto Agricoltura. Ma ritengo di dover puntualizzare che non potrà mancare all'appello nemmeno un migliaio di euro, magari stornato per altre iniziative, perché si tratta di un contributo finalizzato. Con l'impegno che si è assunta la Regione e quello che si assume il Consorzio per la copertura dei costi e la realizzazione tempestiva delle serre, ogni inconveniente rischia di invalidare l'operazione. Mi sento di doverlo dire con perentorietà perché la posta in gioco è alta: si tratta di contrastare gli attacchi della fitopatologia che due anni fa ha falcidiato la produzione dei fagioli Igp».

Fra gli interessi dimostrati dalle istituzioni nei confronti del fagiolo di Lamon, c'è anche quello recente del dipartimento di agraria dell'università Federico II di Napoli. Un docente, Domenico Carputo, su sollecitazine del ministero, si è messo in contatto con Tiziana Penco per avviare un progetto di campionamento di terreno e di materiale vegetale per cercare di definire una firma genetica e geochimica di produzioni di pregio.

Laura Milano